Introduzione di Claudio Cazzago

 

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La Valtrompia - Mappa di E. Danti (XVI° sec. Musei Vaticani)

 

Dai primi insediamenti ai giorni nostri, dalle tracce archeologiche al moderno tessuto residenziale, industriale e commerciale la sezione è pensata allo scopo di fornire un’infarinatura storica e storiografica di ordine generale rispetto alle vicende cui la valle ha assistito nel corso dei secoli. Numerosi gli spunti cui lo studioso l’appassionato o il semplice lettore può attingere per un autonomo approfondimento di questo o quell’aspetto della storia valtrumplina.
E’ pure nei piani un futuro arricchimento del sito con schede tematiche specifiche, in merito a singoli episodi, eventi o periodi della temperie storica della Valle Trompia.
La sezione presenta in principio un utile viaggio a ritroso ad indagare le remote origini della locale civiltà con le sue usanze, la sua primitiva economia, le sue credenze, i costumi, testimoniati dalle emergenze archeologiche rinvenute e qui sommariamente descritte. Si passa poi al capitolo dell’età romana che anche qui, come ovunque nel mondo da essa civilizzato, lasciò notevoli tracce del suo passaggio. Quindi l’età medievale contrassegnata dal diffondersi della Croce e delle pievi e vicarie, nuclei antesignani degli odierni comuni; essa ci consegnò una Valle Trompia soggetta alle dominazioni di signori di altre città (i Visconti, i Malatesta) o addirittura stranieri (i Francesi), percorsa da fremiti di guerra e flagellata da carestie ed epidemie pestifere. Con il Rinascimento tali sciagure non cessano ma, pur travagliata, l’età della rinascenza, così segnata da figure di spicco nella Chiesa, nell’artigianato specie armiero, nelle arti e nelle scienze, costituì per la zona una fase di ripresa e progresso. Tale avanzamento non cessò nel seicento e, anzi sotto diversi punti di vista si accrebbe sotto la fiorente egida veneta che seppe dare ai suoi territori di terraferma una solida struttura amministrativa oltre che privilegi assai benefici per l’economia proto-industriale della valle del Mella.
Con il secolo XVIII il potere veneziano declina lentamente, il suo fiscalismo divenenendo più opprimente anche per la valle, e il suo dominio appare “vecchio” e fragile di fronte al sorgere e al rafforzamento militare ed economico delle nazioni dell’Europa. Tuttavia il settecento fu età prospera per l’arte e anche in valle Trompia si rinnovano numerose chiese, abbellite da quadri, arredi e paramenti tipici di quel gusto.
Si giunge così alla fine del dominio veneto (1797), alle fragili repubbliche libertarie, all’età napoleonica e, tramontato anche quell’astro, al moderno ed efficiente, ma anche esoso e liberticida giogo austriaco: mentre in Inghilterra, Belgio e Germania si diffonde la “rivoluzione industriale” la valle del Mella, parte di un grande quanto anti-modernista impero, è frenata nel suo spontaneo anelito di produzione. E’ così che anche la nostra valle contribuisce alla gloriosa emancipazione risorgimentale. Finalmente riunita in unica Patria si accinge a occupare quel ruolo trainante a cavallo dei secoli XIX e XX, anche grazie alla sponsorizzazione politica dello Zanardelli. Pur non direttamente coinvolta nei combattimenti della prima guerra mondiale, la Valtrompia immola numerosi figli suoi per la causa, contribuendo a completare l’opera del Risorgimento. Farà la sua parte così per le guerre d’Africa e d’Albania, nella travagliata opera modernizzatrice del fascismo e nello sforzo supremo del secondo conflitto, il cui finale lacerato non mancherà di lasciare dolorosi solchi sul volto ruvido di una valle tra le più operose e forti d’Italia. Rialzatasi con il consueto orgoglio essa sfrutta l’epoca della ricostruzione per ricompattarsi ora in senso prettamente industriale; abbandonati la zappa e la stalla il valligiano maneggia ora utensili da officina, lavora con maestria e silente volontà nelle cattedrali della meccanica, forgiando prodotti di metallo come avveniva nelle sue remote origini. Prodotti certo più sofisticati e precisi: armi, casalinghi, funi, persino motocicli. La crescita economica dei sessanta combacia con l’ascesa del fenomeno Valtrompia a livello nazionale e internazionale. Additata come modello industriale la valle si avvia al XXI secolo mutando gradualmente i connotati da metalmeccanici a terziari, cogliendo la sfida con saggio equilibrio, ovvero restando ancorata al produrre ancora oggetti che si toccano e si usano a dispetto del dilagante immateriale e speculativo impero della finanza.
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