Bovegno

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Famosa e ancora raccontata a Bovegno è la storia dell’apparizione della Madonna della Misericordia avvenuta nel 1527.
 Tale avvenimento e i numerosi miracoli e grazie che ne seguirono, compresi i vari ex voto che vennero lasciati sul luogo della cappella originale, condusse alla costruzione di un santuario assai frequentato arroccato su un colle alcune centinaia di metri prima dell’entrata dell’abitato di Bovegno, in località Savenone .
Per quanto riguarda il miracolo dell’apparizione Mariana, riportiamo qui di seguito la leggenda, che racchiude tutti gli ingredienti per una classica storia di gelosie di vicinato, con il giramento della statua da parte dei confinanti abitanti di Pezzaze e anche a Ome, con la statua della Madonna dell’avello rubata dai vicini di Monticelli Brusati e ritornata poi miracolosamente a posto[1].
Ma di statue o altre cose che si muovono da sole è pieno il nostro folklore tra i tanti locali possiamo citare il famoso teschio nella nicchia della cappella di Vaia sui monti sopra Bagolino, che dicono si girasse sempre nella stessa direzione ogni volta che veniva spostato.
 
Maria Amadini viveva in una povera casupola al centro del paese di Bovegno, insieme al fratellino e al padre infermo. La famiglia conduceva una esistenza di estrema povertà e toccava interamente alla ragazza provvedere al sostentamento, tanto che era costretta a lavorare duramente per tutta la giornata.
Un giorno, mentre si trovava in località Predondo con l’intento di raccogliere legna da ardere, vide che sull’erba del prato erano sparse alcune monete d’oro.
Ella le raccolse portandole a casa; il padre, uomo povero, ma onesto, le fece consegnare in municipio. La giovane riferì il fatto anche ad una conoscente che subito si recò sul posto non notando nulla di particolare.
Il giorno seguente Maria, recandosi nel medesimo luogo, vi trovò una misteriosa signora vestita di bianco che emanava una luce abbagliante. La giovane impietrita da questa visione non ebbe il coraggio di muoversi. ’Non avere paura’ la rassicurò la sconosciuta ’Sono la Madonna della Misericordia e le monete te le ho donate io e non dovevi darle a nessuno perchè erano un dono per la tua famiglia ‘. Poi aggiunse: ’Ora ti affiderò un incarico: dovrai recarti nella piazza del paese dicendo a tutti che ti sono apparsa affinché loro costruiscano una cappella dedicata alla Madonna della Misericordia per adorarmi, in cambio io farò delle grazie ’. La giovane obiettò: ‘ Ma come potranno credere alle mie parole? ‘Non ti preoccupare. Ora ti spiegherò cosa dovrai fare per convincerli.’

L’indomani la ragazza si recò dal Vicario, fece suonare le campane a distesa e quando tutti i paesani furono riuniti, riferì quello che la Madonna aveva detto. Qualcuno le chiese di provare quanto affermava; allora la ragazza si nascose sotto la veste la mano destra e la ritrasse coperta di orrende piaghe, ripeté l’operazione e la mano riapparve completamente risanata. Questo fatto convinse anche i più scettici e si diede subito inizio alla raccolta di offerte per la costruzione del santuario. Si racconta pure che gli abitanti del confinante paese di Pezzaze tentassero diverse volte, introducendosi nel santuario, di girare la statua della vergine in direzione del loro comune, sostenendo che l’apparizione era avvenuta per loro e che i Bovegnesi se ne erano ingiustamente impossessati, ma la statua si sarebbe rigirata da sola nuovamente nella direzione di Bovegno[2]
 
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Con l’autorizzazione dell’ordinario diocesano mons. Paolo Zane, fu “principiata” una chiesa nel luogo dove Maria pose i suoi “santissimi piedi”, arricchita di elemosine e di donativi ed insieme di mirabili grazie, tanto che alla data del 18 giugno 1527 erano stati raccolti oltre duemila ducati ed ogni giorno crescevano le offerte, la devozione e le persone che spontaneamente si recavano “a lavorar con piche in quel monte, che è tutto saxoso” e – rilevò ancora il citato Graziadio – “si pensa che si farà una mirabile fabricha”. (...). [3]

Numerose sono le opere che arricchiscono l’interno del santuario. Importanti tele del ’500, del ’600 e del ’700 (di Francesco Richino, Tommaso Bona, Francesco Giugno o Zugno, Giovanni Antonio Italiani, Stefano Geroldi), la pala dell’altare maggiore dipinta da Antonio Gandino nel 1610, ma soprattutto una magnifica opera lignea:
 
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il bancone per paramenti sacri, custodito nella sagrestia, intagliato all’inizio del ’700.
 
All’esterno, nella facciata principale una notevole scultura seicentesca raffigurante la Madonna della Misericordia (opera dello scultore Antonio Carra il Vecchio da Lugano, collocata nel 1617), sormonta lo specchio o lunetta in marmo nero e pietra di Rezzato del portale maggiore. Il campanile, ultimato nel 1582, termina con una bella cipolla di sensibilità barocca, rivestita da fogli di rame e recentemente restaurata. Di epoca coeva o poco più tarda rispetto alla struttura sacra sono probabilmente i corpi adiacenti al tempio, che presentano a piano terra volte reticolate. Il portico, a lato della chiesa, risale invece al XIX secolo. Presso il santuario aveva sede una scuola o confraternita particolarmente attiva che raccoglieva offerte, onorava le festività, compiva opere di assistenza e carità cristiana e che contribuì a mantenere viva la devozione mariana.
 
 
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[1] Testimonianza diretta di Mons. Ruggero Borboni Ome 2006
[2] Èl Casù dè la pora. Storie e leggende triumpline AGESCI Gardone V.T. 1983.
[3]C. Sabatti:"Il Santuario della Madonna della Misericordia",Bovegno maggio 2000 
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